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Cara Tonina,

vorrei fare qualche commento alle tue riflessioni, su cui avevamo già avuto modo di discutere in diverse occasioni, su alcune delle quali concordo, su altre no. Spero che questo avvii un dibattito più allargato sulla funzione e sul funzionamento dei circoli territoriali.

Anch’io ho spesso la sensazione di mancanza di indirizzo, o almeno di comunicazione chiara, da parte delle strutture centrali del partito. Anch’io provo talvolta sconforto ed estraneità riguardo alle scelte, o più spesso alle non scelte, del partito. Anch’io penso che i circoli e gli iscritti sono considerati quasi solo come cassa di risonanza di iniziative centrali, da mobilitare soprattutto nei momenti elettorali.

Come segretario di circolo mi sento spesso lasciato solo, senza direttive e senza risorse, dai livelli centrali che, mi sembra, non conoscono e non comprendono la concreta difficoltà di operare sul territorio. Nella breve storia del PD dopo il “partito leggero” con una limitata esigenza di presenza territoriale, si è teorizzato il “partito radicato sul territorio”, ma questo è rimasto poco più che uno slogan.

Certo non si può più pensare alle sezioni dei partiti “di massa” di una volta. Non c’è più quel livello di partecipazione, di passione civile, di disponibilità di tempo per la politica; ci sono nuovi modi di comunicazione e di aggregazione. Questo rende necessario, e difficile, trovare nuove funzioni e nuove modalità di funzionamento non solo delle strutture territoriali, ma anche del partito stesso.

Per definire la funzione dei circoli bisogna infatti partire dalla funzione odierna di un partito a larga base democratica, che non sia solo elitario o espressione di una leadership personale, come sono molti dei partiti italiani.

Io ritengo che un partito che vuole essere democratico non può essere ridotto a un puro comitato elettorale, ma non può neanche limitarsi alla lettura dei fenomeni locali e immergersi esclusivamente nella realtà amministrativa locale. Non ritengo utile il “partito degli amministratori”. Un partito deve essere anche questo. Ma deve essere soprattutto luogo di elaborazione di una visione della società, di progettazione e, se possibile, realizzazione di un modello di società, condiviso dagli aderenti, sul quale cercare il consenso degli elettori. Deve essere un luogo di crescita culturale e di consapevolezza delle dinamiche sociali.

Se questo è vero anche le articolazioni territoriali devono servire allo stesso scopo. Devono quindi raccogliere gli umori della società, diventare un input per le posizioni generali del partito e cercare di coinvolgere su questo i cittadini e futuri elettori, anche, come tu dici, suscitando passioni. E devono anche essere efficaci veicoli delle posizioni generali del partito. Ritengo che si possa fare questo in una pluralità di modi: ascoltando chi ha qualcosa da dire, costituendo gruppi di lavoro, facendo banchetti, raccogliendo firme, mantenendo un contatto stretto con associazioni, con i sindacati, con i comitati di cittadini, attivando canali di comunicazione diversi.

Questo cerchiamo di fare nel nostro circolo, con le poche risorse disponibili: si può certo fare meglio e di più, soprattutto se ci sono forze nuove, disposte ad impegnarsi concretamente, anche nelle faticose e poco gratificanti attività organizzative “dietro le quinte”.

Riguardo alle tue critiche al “circolone”, cioè a un ambito territoriale che tu ritieni troppo ampio e disomogeneo, ho già avuto più volte l’occasione di dissentire, in quanto ritengo, per le ragioni sopra indicate, che un circolo non debba essere “troppo” schiacciato sulle problematiche di campanile. Per di più considerando che si va verso aggregazioni degli attuali comuni, tendenza che il nostro circolo vuole favorire anche con specifiche iniziative, mi sembra sbagliato rinchiudersi in una dimensione troppo locale.

Inoltre, dal punto di vista organizzativo, c’è bisogno di una massa minima che consenta di utilizzare le scarse risorse, economiche e umane, per i compiti organizzativi e per la mobilitazione. Infatti le iniziative che abbiamo intrapreso e le presenze assicurate di visibilità e propaganda, non proprio poche ma spesso poco partecipate, e che hanno comunque riguardato tutti comuni del nostro circolo, sono state rese possibili solo grazie allo sforzo volontario di iscritti dei diversi comuni del nostro circolo. Con una base geografica più limitata non saremmo riusciti a fare neanche questo. Ti ricordo, ad esempio, che a Carate Urio ci sono 2 iscritti, a Laglio 3, ad Argegno 1: con questi numeri si può ragionevolmente pensare di essere incisivi con una organizzazione autonoma?.

Comunque, il circolo ha sempre incoraggiato e appoggiato iniziative locali, quando sono state proposte in modo concreto, e abbiamo individuato dei referenti per ciascuna delle 4 aree territoriali su cui possiamo considerare articolato il nostro circolo, proprio al fine di dare voce e spazio alle iniziative locali, quando ce ne sono.

Con affetto, Carlo Bonetti                               Cernobbio, 24 luglio 2011

Tag(s) : #Il partito