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http://www.borsaforex.it/wp-content/uploads/2010/03/miniera-rame.jpgCon un titolo avvincente, l’articolo informa che si stanno sperimentando, nello Utah, tecnologie molto innovative per l’estrazione di rame a grande profondità, per ovviare alla crescente scarsità di tale metallo.

Nel testo si parla di 1200 “metri” anziché “chilometri”, a riprova della scarsa precisione dell’informazione riguardante fenomeni tecnologici e scientifici, ma succede anche con l’economia, in cui sembra che i numeri siano messi un po’ a caso. Ma non è questo il punto.

La notizia viene inquadrata nel contesto generale della scarsità di metalli e materie prime, per cui l’esaurimento delle riserve di oro è “previsto”, senza però citare la fonte, tra 18,9 anni (!), del petrolio in 46,2, del carbone in 82, del rame in 136 e così via per altri minerali, il cui bisogno è dichiarato essere “sempre più necessario per lo sviluppo industriale, energetico ed economico”.

Repubblica, che non è certo un giornale di divulgazione scientifica, ha un forte impatto sulla formazione della opinione pubblica e dovrebbe quindi sentire fortemente la responsabilità di una esposizione di fatti che, non solo informi, ma aiuti a pensare ai collegamenti tra i fenomeni. In questo caso non è così, una occasione mancata.

Dall’articolo, un po’ anedottico, traspare un atteggiamento di fiducia e rispetto per le capacità tecnologiche, che va benissimo…siamo figli di una era tecnologica. Personalmente ho questo anche nel mio bagaglio culturale, in quanto ingegnere, che ha lavorato per decenni nel mondo industriale. Però….

Per garantire, apparentemente, una pluralità di punti di vista e non sembrare parziali, nell’articolo vengono citati gli (quasi inevitabili) allarmi “degli ambientalisti”, ridotti alla evidenzia di rischi di “inquinamento delle acque del sottosuolo”, affermazione rituale che si potrebbe riferire a qualunque opera, dagli scavi per una metropolitana, a un tunnel, alle fondamenta di un grattacielo. Analogamente vengono citati, peraltro imprecisati, “timori” dei sindacati. Così anche i rompiscatole di turno, direi quasi di professione, sono accontentati.

A parte note di colore su fantascientifiche possibilità di estrazione di minerali dagli asteroidi, l’affermazione forte di chiusura è che “non c’è alternativa”.

Questo è proprio il nocciolo del problema, che non viene neanche sfiorato. Non si può ipotizzare un atteggiamento puramente passivo di fronte a fenomeni che distruggono, in un breve arco di tempo, patrimoni naturali, che si sono formati in milioni di anni. Come se si trattasse di un destino ineluttabile rispetto al quale si assiste passivi….tanto sono problemi dei nostri nipoti.

E’ chiaro che non si può volere tornare a una era preindustriale, a cui però i nostri discendenti rischieranno di essere costretti, senza scelta, se qualcosa non cambia. Ma perché non avviare un percorso, o anche solo una vera riflessione, di modifica di questo insostenibile modello economico, che porti a un riduzione del saccheggio delle risorse naturali, a un loro migliore utilizzo, a un sostanziale riciclo, a un allungamento del ciclo dei vita dei beni?

Perché limitarsi a un atteggiamento fideistico nei confronti del progresso tecnologico e non dare un minimo spazio a una visione critica dell’attuale modello economico ? Anche un semplice accenno a questa “alternativa” avrebbe reso un grande servizio alla completezza della informazione.

Carlo Bonetti

Tag(s) : #Opinioni